sabato 22 febbraio 2014

Stat Rosa pristina...

...nomine, nomina nuda tenemus.

Ora, benché questa sia una bella citazione, non vorrei generare malintesi. 
Non fatevi fuorviare dalla parola "nuda" e vorrei che invece focalizzaste l'attenzione sull'obiettivo (oziosissimo) di questo post, ovvero una riflessione sull'importanza e l'utilizzo dei NOMI.

A ben pensarci, non è poi così banale chiamare le persone nel modo più appropriato. Eppure succede in continuazione di doverlo fare. Vediamo un po' caso per caso.

CARO/A. Cominciamo con un appellativo che di per sé è un mistero, ovvero un fossile, sopravvissuto immutato inspiegabilmente nel tempo dalle commediole anni '50, sfidando ogni legge darwiniana come echidne ed ornitorinchi, ma fondamentalmente annidandosi nelle riserve protette delle "vignette umoristiche".
Infatti, se ne guarda bene dallo sfidare la vita selvaggia della parola reale. Provatedavvero a chiamare "caro" o "cara" un partner dotato della benché minima sensibilità, e già dopo qualche ora vi scruterà preoccupato; insistendo, magari non replicherà nulla, ma ricomincerà a mangiarsi le unghie. Dopo una settimana, comincerà a mordere i bordi dei tavoli e scoppiare improvvisamente a piangere. ECCEZIONE: Il bar sotto l'ufficio dove lavoro.
Per manifesta policy aziendale, tutti i dipendenti chiamano tutti gli avventori "caro" e "cara", probabilmente allo scopo di esprimere cordialità (e nascondere l'ovvio fatto che non ricorderanno mai i loro nomi). Rovesci l'appiccicosissima glassa di balsamico lungo tutto il nastro del self service? Resti caro. Procuri ustioni di secondo grado ad uno dei baristi col tuo caffé al ginseng? Continua a sorridere e chiamarti cara. Un posto che mi sento di consigliare.

TESORO. Tesoro già va meglio, no? E' vero, è ancora un po' retrò, ma presenta indubbi vantaggi: intanto è unisex, e poi va bene sia per amici che per fidanzati/e. E' come un maglioncino nero: se usi un bel "tesoro" con grazia, è difficile che sbagli. E' agli accessori che si può delegare quel pizzico di follia in più. Ad esempio, "tesssoro", per chi ha una cultura cinematografica di base, già non ha bisogno di spiegazioni. Se siete anglofili e volete strafare, potete poi spingervi a usare "my precious". Non sarete compresi da molti in Italia (o almeno, non senza l'utilizzo di google). Ma come si sul dire, "le citazioni non comprese sono come le stelle nel cielo: infinite ma pur sempre luminose" (non è vero, non si suol dire, ma potete darmi torto?).

BELLO/A. E' bellissimo. CHI non vuole sentirsi chiamare così? Un solo, umile consiglio. Non esagerate. Se l'interpellato è brutto come the Elephant Man o come Genoveffa la Racchia,evitate. La linea fra l'insensato altruismo e l'insana presa per il culo è sottilissima e costellata di sanguinosi litigi; il Prossimo, per quanto di non felice aspetto, spesso è di buon ingegno, quindi in grado di percepire benissimo la distanza fra la realtà e la parola. Io personalmente evito sempre di attribuire aggettivi in ovvio contrasto con ciò che è, e vi consiglierei di fare altrettanto. E no: la bellezza interiore, ahimé, in questo caso non conta.

AMORE. L'amore è una cosa meravigliosa. Così anche la parola che lo esprime èbellissima, non trovare? E' unisex (evviva!) e va bene per qualsiasi creatura amata: partner, amico/a, cane, gatto, canarino. Benedetto dagli Dei chi può chiamare "Amore" qualcun*. E, aggiungerei, grandi capacità gestionali possiede chi chiama "Amorediversi qualcun*. Perché attenzione, miei cuori pieni di amore: questo appellativo è un filino impegnativo. Non fatevi prendere dall'entusiasmo. Non ne abusate. E' bello usarlo, meraviglioso, ma occhio che l'appellato sia in grado di cogliere il significato della parola proprio così come lo intendete voi. Oppure la vostra vita potrebbe complicarsi un pochettino.

COSO/COSA. Carino! Vuoi litigare?

ZIO/ZIA. Vanno benissimo. Se siete tamarri e under 20.

TESO'/AMO'. Un tempo pensavo che fossero appannaggio solo dei Romani più sbrigativi ed informali, poi emigrando ho scoperto che sono diffusi anche al nord. Come un virus. Mi chiamate snob se vi dico che sono anticoncezionali?

DIMINUTIVI. Ora, non mi venite a dire che il genere umano non è una razza perversa. Io dico: ti ricordi il nome della persona che hai di fronte? Non hai bisogno di chiamalo caro, tesoro, o bello, ma sei in grado di usare il suo vero nome? E cosa fai? Lo accorci. E magari,lo storpi. Io mi ricordo quando sono rimasta incinta. Le donne normali, in balìa degli ormoni, di solito si preoccupano del parto, di paturnie orrende come malformazioni o generare una forma di vita aliena stile visitors. Io no. La mia più grande angoscia era: "Che nome dò a 'sto poveraccio per evitargli soprannomi?" Ovviamente, non ce l'ho fatta. Non c'è un nome che una mente perversa non riesca a ridurre o storpiare. Tuttavia, ci sono diminutivi accettabili e non. Personalmente per anni ho accettato "Robin" e ringhiato a "Robbe'". Per Francesco,Francy è prevedibile, Fran da pigri, France spiazzante. Così, se in alcuni casi si può parlare di vessazione bella e buona (Pollo per Paolo e Pippo per Filippo credo possano costituire un'attenuante in caso di omicidio), in altri i genitori se la cercano, perché con la pigrizia imperante è ovvio che se si sceglie un nome a 4 sillabe non lo userà mai nessuno. Così Alessandro sarà per sempre Ale, Federico Fede, Ludovico Ludo. Tenetelo presente. Chiamateli direttamente Ale, Fede, Ludo. Faranno meno fatica a firmare, no?

SOPRANNOMI. Il mio primo marito mi chiamava Topona. Abbiamo divorziato.

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