venerdì 26 giugno 2015

A trip to Solaria

Uno dei vantaggi della mia età (ho 47 anni), è che non pensi più: "Chissà come diventerò."
Lo sai già. Questo ti permette di fare delle valutazioni.

Sono una persona solitaria.
Sarà perché dopo essere cresciuta in un mondo molto al femminile e avendo fatto due figli maschi mi sono ritrovata circondata da uomini, a volte mi mancano certe abitudini (per capirci, mi piacerebbe anche solo avere qualcuno cui poter chiedere: "Secondo te sto meglio con la gonna carta da zucchero o quella color malva?" e NO, non sono quel tipo di donna che lo chiede al proprio maritoamico).

Capiamoci: ho degli ottimi rapporti con queste creature alte che mi girano per casa (e che in parte ho generato io); grazie al loro buon carattere mi sono anche abbastanza rasserenata e diventata persino coccolosa (loro sono l'eccezione a tutto ciò che seguirà), però volte osservo altre donne e penso: "Questa persona ha una o più amiche! Altre persone che incontra volontariamente e con le quali passa del tempo a parlare e fare cose varie!"

Mi sorprendo - persino - a desiderare di avere un'amica, qualcuno magari della mia età, con cui potrei parlare senza dover stare attenta a non creare imbarazzo, qualcuno che (grossomodo: non pretendo un mio clone) condividesse le mie idee anarcoidi e ultraliberal e non mi costringesse alla superficialità e ai silenzi diplomatici degli scambi quotidiani coi conoscenti.

E poi penso: ma comunque con questa persona dovrei uscirci. E parlarci. Probabilmente anche telefonarle. In ogni caso, frequentarla dal vivo. Uhmmm.

Io ho 47 anni e ormai so come sono.
Direi post-solariana.

Nel 1957 Isaac Asimov pubblicò il Sole Nudo, uno dei miei romanzi preferiti. Copio/incollo dalla Wiki per pigrizia:

"Il libro si concentra sugli strani costumi della società solariana, in cui il numero di abitanti è rigidamente controllato e i robot superano gli umani con un rapporto di diecimila a uno. I solariani sono educati dalla nascita a evitare il contatto umano, e vivono in immense proprietà da soli o al massimo con il coniuge, che comunque vedono durante la giornata solo per alcuni minuti, dove il rapporto è limitato a brevi conversazioni. Qualsiasi rapporto fisico è considerato non solo sgradevole dai solariani, ma persino ripugnante. La comunicazione viene effettuata soltanto attraverso trasmissioni olografiche."


Dall'adolescenza io sogno una Solaria dove ci siano oltre ai robot (che comunque adoro), anche dei gatti. E tanti libri e strumenti per scrivere.


Ora, se riuscite a dismettere i panni (per lo più) abusivi di aspiranti psicologi e di cucirmi addosso le più svariate sociopatie, cerco di spiegarmi.

Come immagino accada a tutti, ci sono persone che non mi garbano, ma con le quali mi tocca avere a che fare, e vabbé. Cerco almeno di essere educata e corretta. Ovviamente in un mondo ideale non me le porterei dietro. Bye!
A differenza di molte Brutte Persone che vedo in giro, io sinceramente non sono in grado di provare risentimento verso qualcuno solo per la banale causa di non piacere a Me. Tutto è relativo. Probabilmente alle loro mamme piacciono. O quantomeno al loro cane, se ne hanno uno. E' un problema di essenza. Io desidererei solamente liberarmene. Sono contraria alla pena di morte. Non ho lo spirito del Giustiziere. Se ne andassero pur affanculo anni luce lontano da me.

Ci sono persone che mi sono indifferenti. Occupano comunque spazio, sporcano in giro e magari sentono anche brutta musica. E no: io non sono un tipo curioso. Se ne stessero pure altrove. Grazie.

Poi ci sono persone che per fortuna mi garbano. Alcune anche parecchio. Ovviamente, secondo una tendenza diffusa, pensando di essere molto intelligente e in gamba, reputo queste persone ugualmente intelligenti ed in gamba, alcune persino più di me (credo si definisca: ammirazione). 
Il problema è che frequentarle mi stressa. Anzi: spesso capita che più mi piacciono, più io mi stressi.

Parlare dal vivo, sostenere una sincera, stimolante conversazione, mi stanca. E' difficile mantenere un buon livello qualitativo. Io sono una pessima conversatrice perché sono distratta e ho una pessima memoria. Tendo noiosamente a ripetermi. Apro un milione di incisi e dimentico quello che volevo dire. Faccio una fatica bestia ad esprimermi a parole e dopo poco sembro (e sono) stremata. 
Allora preferisco frequentare persone dotate di buon eloquio. Io so scrivere: al limite dopo posso mandargli un'email col resoconto della serata.

Il telefono poi è la mia kriptonite. Mi piacciono i cellulari e li trovo molto utili in caso di emergenza, ma non ho mai compreso questa barbarie di abilitarli alle chiamate vocali, oltre che alla messaggistica, navigazione su internet e riprese fotografiche.
Sono dolorosamente consapevole del fatto che nel mondo vaghino diverse persone giustamente risentite con me dopo che io gli ho scritto: "Ti richiamo io!" senza averlo mai più fatto. Purtroppo nella mia corteccia cerebrale ci deve essere una sorta di firewall chimico che cancella puntualmente il ricordo di queste promesse nei miei rari momenti di tempo libero, per evitarmi esperienze traumatiche. Al telefono se possibile sono peggiore che dal vivo. 
Nonostante io mi sforzi allo spasimo, il mio tono di voce oscilla fra lo scortese e lo scazzato, cosicché se pronuncio:
"Uh che bello, ti sposi!" invece suona come: "Tu e io siamo nati per morire."
Paradossalmente, riesco molto bene nelle telefonate in cui mi danno brutte notizie. Che comunque per me sono esperienze tristi di per sé.

Ora però non date la colpa al Malefico Internet. Io ero asociale molto prima dell'avvento dei pc. Ricordo benissimo la me bambina che pensava: "Ma QUESTE, non si annoiano con questi discorsi noiosi?" ascoltando pigolare liete le altre fanciulle in fiore, sentendole saltabeccare da un discorso all'altro come passeri sui rami, senza alcun costrutto a mio avviso. 

Però c'erano bambine che mi garbavano: bambine che come me leggevano tanti libri, con le quali inventavamo avventure, variazioni sulle storie lette. Persone con dei talenti particolari. Persone forti per le quali piacere agli altri è proprio l'ultimo dei problemi.
Persone autoportanti.
Persone che mi sembrava guardassero il mondo come lo guardavo io, dietro i vetri di un oblò di una navicella spaziale che oggi chiamo ironia, o meglio coscienza critica.

Sono stata fortunata perché nella mia vita credo di aver incontrato altri Solariani in esilio.
Persone che non si offendono: alle quali non importa se non le chiamo per un anno, ma sanno che se una persona mi garba (o diciamolo senza pudore: la amo), la amo per sempre, quindi anche se noi Solariani siamo assolutamente autonomi e funzionali, se ci fosse un'emergenza siamo per sempre connessi e pronti a supportarci completamente.

Ecco così che capisco che non mi serve una migliore amica con cui uscire e comunicare verbalmente fatti che mi riguardano per sperimentare prossimità. 
Non mi servono neanche le proiezioni olografiche.
Siamo post-Solariani. 
Loro sono sicuri di me e io di loro.