venerdì 28 febbraio 2014

Alegrìa

Avete presenti quei bambini solari, sempre allegri, che si accontentano di un niente per ridere ed essere spensierati? Bhe, probabilmente, sul mio primo bavaglino c'era ricamato a punto croce: "Scordatevelo".

Ho trascorso i primi anni della mia vita prevalentemente con i miei nonni. La spiegazione potrebbe essere che, tramite loro, alcuni modelli estetici inizio secolo (ventesimo) mi abbiano influenzato.

Fatto sta che, quando ho cominciato a trascorrere più tempo con i miei genitori, più che col mio vero nome, mio padre era solito chiamarmi "Francesca", in onore di Francesca Bertini, diva del cinema muto famosa per le sue  interpretazioni in ruoli tragici.

Capiamoci. Nessuno mi ha mai accusato di fingere il dramma. Io ero il dramma. Ero una bambina che prendeva dannatamente sul serio tutto, lo gestiva di conseguenza; si aspettava che gli altri facessero lo stesso, e se ciò non accadeva, esprimeva la propria delusione con tutti gli strumenti espressivi e dialettici dei quali la natura l'aveva dotata. Praticamente, l'incubo di qualsiasi baby-sitter.

Non ho idea come i miei coetanei abbiano vissuto la propria infanzia, ma ricordo i miei anni infantili costellati più che di Ricorrenze e Festività, di Occasioni per Scontrarsi con l'Imperfezione.

A Natale veniva effettuata una evidente violazione di domicilio, plurima e seriale. Inoltre nutrivo forti dubbi sul fatto che nella distribuzione dei regali non venissero scientemente perpetrate discriminazioni fra i bambini di tutto il mondo. Le bambine in Bangladesh ricevevano come noi il camper di Barbie? E la Barbie Superstar? No?? E perché no? Erano state più cattive? Tutte cattive? Com'era possibile?? 
State cominciando a solidarizzare con chi mi ha cresciuta?

Pasqua: una ricorrente e psicadelica esperienza di devastante intossicazione alimentare. Con gli anni, scoprii poi di essere allergica alla cioccolata (ma questo è un argomento troppo rilevante per non rimandarne la trattazione ad un post a sé stante).

Le vacanze estive? Detestavo stare al sole: essendo estremamente informata sull'invecchiamento precoce che poteva causare alla pelle nonché sui rischi di melanoma, lo ritenevo dannoso ed imprudente. Inoltre, mi annoiavo a giocare in spiaggia (più che altro lo trovavo frustrante, in quanto molto presto era risultato che i castelli che avrei voluto costruire richiedevano speciali permessi edilizi, non semplici da ottenere in tempi brevi). E ovviamente, soffrivo il maldimare.

Ora però, non vorrei dare un'impressione errata. C'erano diverse cose che mi piacevano.

Innanzitutto, mi piaceva Pippo. Pippo proveniva da un allevamento in Toscana ed era stato comprato per il mio terzo compleanno. Nello stesso giorno, era nata mia sorella. Così avevo avuto l'incredibile occasione di incontrare contemporaneamente quel batuffolo umano piccolissimo e indifeso, tenerissimo, nato prematuro e bisognoso di protezione ed attenzioni, e quel bellissimo cucciolo di cocker spaniel, vivacissimo, innamoratissimo di me, dal manto identico al colore dei miei capelli. 

Ovviamente, non avevo avuto il benché minimo dubbio o esitazione su chi preferire.

By the way, non credete a chi vi dice che i cocker hanno un buon carattere. Io potevo prendere la ghiaia del giardino della nostra casa al mare e infilarla nelle orecchie del mio amico, e lui continuava a guardarmi con il suo solito sguardo, ovvero: "Sei tu, la mia unica sola e splendida piccola Principessa", ma se solo guardavo un altro cane, erano cavolacci acidi. Devo dire che aver passato tutto quel tempo con un cocker in età evolutiva è tornato piuttosto utile dopo, per sviluppare capacità di negoziazione relazionale.

Io e Pippo siamo cresciuti in simbiosi (cosa che non posso che augurare a qualsiasi bambino) e fortunatamente siamo stati assieme per tantissimi anni. Davvero credo che l'unico difetto dei pet sia che non vivono quanto noi.

Inoltre, mi piacevano i libri. Grazie ad una strana mutazione genetica che ho trasmesso anche ai miei figli, avevo imparato a leggere prestissimo e lo facevo già allora molto velocemente (anche l'invisibilità e la lettura del pensiero non mi sarebbero dispiaciuti come superpoteri, ma non mi hanno lasciato scegliere). In tutte le case dei miei parenti c'erano tantissimi libri e per fortuna nessuno che pensasse che alcuni libri sono "da bambini" ed altri no. 
Così potevo leggere di tutto: da Topolino ai romanzi di Steinbeck alle Mille e Una Notte (in edizione integrale). Ora, SE qualcuno sta leggendo questa frase, ovvero è arrivato a leggere questo post fino a qui, è assai probabile che sia un buon lettore, quindi mi capirà quando dico che un bambino (così come un adulto) che ama i libri non si annoia mai, né si sente solo.

Mi piaceva stare sola (come mi piace adesso), ma il segreto di chi ama la solitudine credo sia che in realtà non è mai veramente solo. Trascorrevo le mie giornate fra i giochi col mio fratello fulvo e i mille sogni e avventure che mi regalavano i libri.

Quando scendeva la sera mi ritrovavo nella mia stanzina, la stanza più piccola e isolata dalle altre, sia a casa dei miei nonni che dei miei genitori, che ho sempre preteso tutta per me
Sola? Non proprio.
Perché lì avevo un altro amico.

Gli altri bambini avevano paura del mostro sotto il letto? Io ci avevo fatto amicizia.
Anzi. Insieme a Pippo, era il mio migliore amico. 
Non l'avevo mai visto, ma poiché aveva scelto di vivere sotto il mio letto, immaginavo non volesse farsi vedere, quindi rispettavo la sua privacy.
Non aveva mai dato segni di aggressività, quindi avevo capito che non era cattivo.
Anzi, giacché restava sotto il mio letto, supponevo si fosse affezionato, che mi volesse bene.
Logico, no?

Ogni sera mi mettevo con calma sotto le coperte, leggevo un po', spegnevo senza problemi la luce, poi gli davo la buonanotte, rivolgendomi mentalmente a lui (magicamente, noi potevamo parlarci così):

"Buonanotte Mostro. Ti voglio bene."

...

"Ah. Se si avvicina qualche ladro, uccidilo pure, eh?"

E mi addormentavo sorridendo, sentendomi protetta.

Sì, io ho avuto una bella infanzia.

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