sabato 31 dicembre 2016

Bocciato!

Ho iniziato il 2016 cenando con Ivan nella terrazza coperta di uno splendido ristorante godendo dell'invidiabile vista di Istanbul coperta di neve.
E' stato un momento davvero magico.
Ero in un posto bellissimo, in compagnia di mio marito che mi aveva regalato una sorpresa incredibile, circondata da una vista magica.

Il giorno dopo ho avuto un'esperienza sconcertante.
Abbiamo pranzato in un ristorante ugualmente fancy (mio marito è un tour operator a 5 stelle) e cercando di prendere posto pur nel modo più compito possibile, con la mia borsa ho urtato la bibita sul tavolo di una coppia con effetti a dir poco apocalittici.
La bibita si è COMPLETAMENTE rovesciata sul minuscolo ed elegante vestito della ragazza turca, inondandolo. In un film umoristico l'avrebbe inzuppato di meno.
A nulla sono valse le nostre scuse farfugliate in inglese, le offerte di aiuto, di ripagare il pranzo: la ragazza è corsa a ripulirsi senza degnarci di uno sguardo e poco dopo i due hanno ripreso a mangiare, in un silenzio gelido.
Il peggio però doveva ancora arrivare, perché poco dopo, senza preavviso, lei è scoppiata in un pianto dirotto. Hanno pagato il conto, ancora ignorandoci, e sono fuggiti letteralmente via.

Ho compreso per la prima volta in vita mia il sentimento a monte della Metamorfosi di Kafka, perché vi garantisco che il resto del mio pranzo è stato consumato da uno scarafaggio in preda all'annichilimento più profondo.

Tornata a casa, ho violato uno dei miei proponimenti più importanti, ricorrendo a mio figlio in qualità di psicologo, tanto era il mio bisogno di conforto sull'accaduto.
"Ma'" ha tagliato corto lui "mi sa che te ne devi fa' una ragione, perché se prima l'hai avvertita e dopo ti sei offerta di aiutarla hai fatto tutto quello che potevi. E' stata una reazione eccessiva: magari la bibita è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Magari stavano litigando. Magari lui la stava mollando. Magari lei c'ha dei problemi suoi che tu non sai e non saprai mai."

Non me ne sono fatta proprio una ragione. Ancora adesso ci penso e rabbrividisco. Ma posso dire che questa è la prima cosa su cui m'ha fatto riflettere quest'anno.
Non possiamo essere positivi con tutti.
Guarda caso ci sono persone con le quali interagiamo e anche se facciamo del nostro meglio, è sempre una faccenda sgradevole.
Magari hanno i loro problemi e noi non lo sappiamo. Magari per essenza non siamo fatti per interagire positivamente.
Allora la soluzione più ragionevole qual è?
Probabilmente, cercare di non nuocere scientemente, fare del proprio meglio e soprattutto cercare di ridurre all'indispensabile le interazioni con le persone problematiche.

Sono tornata a casa e ho ricevuto uno choc. Una mattina ho letto che quei bellissimi posti, quelle persone in mezzo alle quali camminavo appena quattro giorni prima erano state violate da un attentato, feriti da una bomba.
Ho visto le immagini, ho pianto.
Non sapevo che sarebbe stato un leitmotif del 2016.
Uno dei miei propositi interiori era quello di legarmi di più alle persone, curare i legami, prendermele a cuore.
Non sapevo che avrei sperimentato nel corso dell'intero anno le conseguenze della sofferenza per la loro stessa sofferenza.

Il 2016 è stato l'anno del contrasto netto fra la felicità perfetta, il senso di forza, di calore, di gioia che ha saputo darmi la mia famiglia e la mia casa e la preoccupazione e la sofferenza che ho condiviso con persone a me care, con amici che scoprendo ho preso a cuore, ma con i quali ho condiviso un anno a volte veramente molto difficile.
Ho compreso che se i sentimenti che uniscono sono reali, anche il dolore condiviso è reale e non ti abbandona mai. Per fortuna, questa regola vale anche per la capacità di farsi coraggio a vicenda.
In certi legami non si può barare.

Quindi 2016 ti boccio, perché hai fatto soffrire i miei amici.
Ti avrei strabocciato in ogni caso fin da subito, perché m'hai portato via David.
Nella storia nella mia vita sarai per sempre un'annataccia.

Vediamo se ti riprendi almeno un po' col vino.

E auguro a tutti, amici e non, persone equilibrate o problematiche (così non creano problemi agli altri) che il prossimo anno potremo scrivere: 2017, che anno favoloso sei stato!

lunedì 12 dicembre 2016

La nobile arte del volo onirico

Credo (anzi, spero) che ognuno di noi abbia uno o più piccoli segreti positivi, quelle candide fonti di piacere tutte nostre che ci accompagnano intimamente nella vita quotidiana e ci fanno sorridere da soli.
Io fra gli altri ne ho uno che, a quanto ne so, è abbastanza comune.

Io sogno di volare.

Ora, poiché è regola universale che ad ogni piacere si accompagni invariabilmente qualcuno che cerca di rovinartelo, prego con ferma cortesia chiunque di non unirsi alla schiera dei noiosi che letta questa affermazione, parte con uno dei dischi rigati della banalità: "Sognare di volare significa...", "E' perché vuoi...", "Jung dice...", "Freud dice...", fino a giungere giù giù fino alla mala bolgia della stupidità: "Sognare di volare, giocati il..."

Senza neppure voler commentare alcune di queste reazioni popolari, io mi chiedo: perché la gente deve per forza cercare un significato per tutto? 
Una cosa bella non può essere bella di per sé?
Qual è il problema nel godersela e basta?

Sta di fatto che io sogno di volare da anni e senza chiedermene il significato o il perché, mi diverto immensamente a farlo.

All'inizio, lo ammetto, ero una schiappa.

Ricordo lo stupore con cui mi sono staccata da terra e ho cominciato ad avanzare levitando solo a pochi centimetri da terra.

Il mondo onirico nel quale ho questa facoltà è sempre lo stesso, coerente a sé stesso e diverso dalla realtà. Prevale il bianco, il verde e l'azzurro.
Ricordo che all'inizio procedevo malamente, sentendo la punta dei miei piedi sfiorare le distese di trifogli bianchi lungo cui avanzavo. Mi abbassavo appena mi distraevo, mi rialzavo annaspando; mi direzionavo con le braccia come nuotando, in maniera decisamente maldestra.

Negli anni mi sono allenata molto e facendo pratica ho affinato la tecnica.
Per diverso tempo ho continuato a procedere a pochi centimetri da terra, ma in modo più ordinato e scorrevole, e pian piano sono riuscita a curvare senza dare spettacolo.
Nel mondo che sogno ci sono altri esseri umani, tutti vestiti di bianco. Sembrano divertiti e benevoli di fronte alle mie attività di volo, ma non saprei dire se anche loro ne siano in grado: i miei tentativi mi assorbono completamente. 
Il fatto è che quando mi trovo in uno di questi sogni, mi rendo immediatamente conto di essere tornata , e mi dedico immediatamente a sfruttare l'occasione per esercitarmi a volare.
Un altro aspetto non da poco, è che in questi sogni oltre la mia competenza nel volo nulla è mai variato, ovvero tutti io compresa siamo giovani, o meglio: il tempo non esiste.
Esiste solo la consapevolezza che il sogno finirà col risveglio, cosicché sfrutto ogni momento per far pratica.

Negli anni ho preso sempre più quota. 
Ho compreso di avere come una sorta di giroscopio al centro del mio petto e mi ci affido, mi lascio guidare. 
L'ultima volta ho fatto un esperimento e ho provato, con successo, a trasportare una delle persone lì presenti su con me in volo. La gravità non dà alcun problema: ci si solleva a prescindere dal peso. Invece ho visto che alzandosi si incontrano correnti ascensionali che ti respingono da alcuni punti.
E' un divertimento pazzesco.

Come sport, presenta diversi aspetti positivi. Ad esempio, l'attrezzatura è a costo zero. Bene o male, tutti hanno un letto o un posto dove dormire. 

Certo, ha anche aspetti negativi.
Socialmente, è poco spendibile. Oggettivamente non puoi presentarti il lunedì mattina in ufficio raggiante e se qualcuno ti chiede il perché rispondere: "Guarda, sabato notte non c'era una nuvola, mi sono fatta una volata spettacolare!"

Inoltre, a quanto ne so, non credo sia utile come esercizio fisico.

E' praticamente impossibile trovare delle fonti per la formazione teorica, quindi ti tocca imparare tutto da solo con la pratica (anche se googlando una guida l'ho trovata: Come volare nei tuoi sogni, ma non è sulla tecnica).

Infine, non è decisamente uno sport di gruppo.
Non puoi invitare i tuoi amici: "Ehi, ho fissato un campo di volo onirico stanotte! Chi viene, che si vola in formazione?"

Così volo da sola.
Ma sapeste che bello.