venerdì 23 maggio 2014

Maria ed Italia

Oggi ho postato questa foto su facebook:


perché mi faceva pensare a mia nonna Marina.
Mi ha riportato un ricordo così bello che ho pensato di riservarmi un momento per fissarlo meglio qui.

Quei bottoni erano meravigliosi.
Detesto le osservazioni del tipo: "Una volta i vestiti erano una cosa seria." che a mio avviso sono reazionarie (e oltretutto uh se invecchiano) però sì, in questo caso c'è qualcosa di vero.
Una volta i vestiti in qualche modo valevano di più. Venivano dismessi quando erano proprio rovinati e i bottoni che venivano tagliati via per essere riutilizzati spesso erano davvero belli.
Ricordo che i miei preferiti stranamente non erano quelli "gioiello", fatti di strass, ma quelli di madreperlaPerché non ce n'era uno uguale all'altro
Li separavo dagli altri, escludendo ovviamente quelli bianchi, ordinari e banali delle camicie, e li disponevo in fila, creando arcobaleni perlescenti a seconda delle varie sfumature.

Mia nonna era una donna elegante, in tutti i significati che ciò aveva nel secolo ventesimo.
Credo che avesse tutti quei bottoni proprio perché in vita sua ne aveva riattaccati una quantità davvero esigua.
Faceva confezionare i propri vestiti da due sarte: Maria ed Italia, due sorelle che lavoravano nel proprio appartamento ubicato nel nostro stesso complesso di palazzine. 
Quando mia nonna andava da loro, io volevo sempre seguirla e i miei nonni non si spiegavano perché una bambina volesse sottoporsi alla noia interminabile dell'attesa delle prove.

Io restavo per ore in quell'appartamento gremito di manichini sartoriali e abiti appesi a vari stadi di rifinitura, seduta a terra fra ritagli e scampoli di stoffe di mille colori, trame, consistenze.

Alcuni di quei vestiti erano veramente spettacolari.
Abiti da cerimonia; da sera; da cocktail; da pomeriggio: imparavo che ogni occasione può avere un vestito adatto.
Ogni abito diverso, nato su una donna per quella donna: capivo che "vedere" la figura intera ed ogni curva, misurarla, gestirla e non nasconderla, vestirla e valorizzarla al meglio vuol dire eleganza.

Maria ed Italia che erano due "signorine", (ovvero in loro assenza due zitelle - eravamo negli anni '70), si intenerivano con una bambina come me che sembrava trovare interessante quello che facevano.
Grazie a loro imparai, ad esempio, ad infilare il filo nell'ago precocissimamente, oltretutto tenendo il filo corto, il che mi valse in prima elementare da parte della severissima Suor Valentina:
"Lunga gugliata, scolara svogliata. Ma TU no: TU sei un'altra Fiorella. Brava Giulietta!"
Ovvero, non sembravo indegna di due generazioni di donne della mia famiglia che prima di me avevano imparato a ricamare con lei. Ovvero, il migliore degli esordi nel sistema paramilitare delle scuole private.

Inoltre a volte Maria ed Italia mi regalavano gli avanzi delle stoffe su cui mi vedevano indugiare lo sguardo, supplicante come in una pasticceria dei colori. Così uscivo di lì con delle pezze neanche minuscole di tessuti pregiati come sete, velluti o lamè.
Che una volta arrivata a casa aggiungevo alla mia riserva; poi li confrontavo fra di loro, li intrecciavo e me li drappeggiavo addosso, rigirandomi davanti allo specchio per provare l'effetto.

Sono passati parecchi anni. Temo proprio che Maria ed Italia non ci siano più.
I tempi sono cambiarti: purtroppo, ad esempio, io non potrei mai permettermi due sarte (ma neanche una, eh) per i miei vestiti. Non solo per la spesa, ma neanche per il tempo da dover dedicare alla faccenda. 
Però mi piace prestare attenzione a come mi vesto. Trovo i vestiti divertenti e traggo piacere nello sceglierli e provarli. E mi piace pensare di dover ringraziare anche quelle due signorine per questo piacere che mi accompagna da tutta la vita.

Maria ed Italia (sarte in Roma), per quello che conta, mi fa piacere che dopo quarant'anni abbiano il giusto ringraziamento per essere state tanto gentili con una bambina che adorava quello che sapevano fare.

Nessun commento:

Posta un commento