giovedì 11 febbraio 2016

Non so / Non ricordo

Nelle ultime settimane ho dato una mano a mio figlio maggiore per gli aspetti formali (ovvero i più noiosi, come l'impaginazione e la bibliografia) della sua tesi di laurea.

Visto che si sta specializzando in Criminologia, si tratta di una tesi sperimentale in neuroscienze sui bias della memoria nella testimonianza, ovvero per spiegarla grossolanamente, come la gente pur essendo convintissima di aver assistito ad un fatto, in determinate circostanze può toppare di brutto.

I laureandi hanno girato dei video dove, ad esempio, sembra che gli attori stiano per fare alcune azioni (ma NON le compiono effettivamente). Facendo vedere queste scene ai soggetti dell'esperimento ed interrogandoli dopo un po' di tempo, visto che la mente mente e a quanto pare si semplifica la vita riportando i ricordi a dei modelli coerenti e conclusivi, gli stessi soggetti (sper)giuravano di aver visto compiere quelle azioni.

Così, intanto sappiate che quelle creature che fino a ieri giocavano con le macchinine nella loro cameretta è bastato un niente perché oggi siano nelle aule universitarie a escogitare nuovi e scientifici metodi per ingannare il genere umano, ma poi, casomai vi servisse un'ulteriore conferma, che non potete fidarvi della vostra memoria.

Io per esempio ne sono certa da sempre e spero di averne fatto una virtù professionale.
Da una parte invidio le persone alle quali chiedi un'informazione e cominciano a snocciolarti risposte anche relative a diverse anni prima con la disinvoltura di un computer; dall'altra non ho mai superato la diffidenza dei processi che si basano sulla memoria individuale (che può essere influenzata dalle opinioni), anziché sulle evidenze oggettive, e comunque valutando il mondo col mio grado di attendibilità (sotto lo zero), mi sono organizzata per non dover fare affidamento né su di me né su nessuno, raccogliendo, conservando, gestendo ed organizzando i dati nella maniera più efficiente possibile. I dati mi piacciono molto più delle parole. Mi piacciono le cose così come sono.
In pratica, non avendo testa, ho optato per avere un hard disk (e ottimi sistemi di backup).

Sinceramente non ricordo come facessi prima dell'avvento dei pc. Forse ero più giovane e meno smemorata. Forse mi segnavo le cose a mano. O forse semplicemente avevo meno cose da ricordare.
Quello di cui sono certa, è che ho una memoria senz'altro selettiva e partigiana. E decisamente noncurante.
Quando mi imbatto in qualcuno che con puntiglioso risentimento mi ingaggia per enumerarmi dei torti (non parlo di rapimenti o massacri del villaggio natio, ma ad esempio delle ricorrenti frecciatine della suocera, magari ormai abbondantemente defunta) subiti anni addietro, mi tocca fingere empatia mentre sopra di me si forma il fumetto del pensiero:
"Ma come c****o fai a ricordarti ancora di certe cose?"
Io da iraconda lo so: affronto le contrarietà in modo rapido e virulento, buttando fuori tutta la negatività immediatamente. Lascio che il bubbone esploda e dolga quanto deve. Come la peste nera, ammettiamolo.
Dopodiché però metto sulla ferita risanata un cerottino con su scritto "whocares", e me ne dimentico.

Più che dimenticarmi, perdo interesse, che probabilmente è anche più efficace.

Ammetto senza pudore di considerare spesso il passato più in quanto risultato della storia che ci ho ricavato: una storia funzionale che deve star lì neutra, a fare da base inerte al presente, che è ciò che mi interessa davvero.

Lì dentro ci sono, come per tutti, gioie e dolori, ovvero esperienze e come tali ogni tanto le rianalizzo, ma sono a catalogo, lì, nel passato.

Stamattina un mio collega mi ha chiesto allegramente: "Tu cosa facevi da adolescente?"
E vabbé, sarà anche che non avevo ancora preso il caffé, ma per risposta ha ricevuto uno sguardo equivalente a "Mi bucavo e prostituivo allo Zoo di Berlino."
Per i più sagaci: "Impiccati con l'amarcord."

Parlando con mio figlio della fallacia della memoria, lui mi ha detto:
"La cosa essenziale da capire è che la memoria è influenzata dalle emozioni."
E' così. Ho capito che l'unica risposta che ho alla domanda di stamattina è: "Studiavo, avevo amici, mi divertivo. Non capivo niente." O che ho archiviato il decennio dai 30 ai 40 con un: "Uh, che stress!"

Poi inevitabilmente non ho potuto non pensare ai cyborg.

Casomai non risultasse chiarissimo il nesso, è doveroso da parte mia specificare che per me tre cose sono le più belle al mondo: i gatti, gli alberi e i cyborg.
Ok, i cyborg non esistono ancora, ma io ho una buona immaginazione e li immagino bellissimi.
Ne consegue che penso piuttosto spesso (e volentieri) a queste tre cose e può capitare che entrino in parecchi dei miei ragionamenti.

Un cyborg teoricamente avrebbe una memoria esatta. Si ricorderebbe tutto.
Ricorderebbe tutti i momenti ingloriosi degli altri, esattamente.
Beccherebbe tutte le incoerenze, quindi tutte le bugie.
Non costruirebbe un'immagine consolante o migliorativa né di sé né della realtà.
Non commetterebbero mai due volte lo stesso errore.
Si ricorderanno ogni momento della propria esistenza, ogni istante vissuto, ricevendo ed elaborando ogni sensazione, ogni immagine, ogni informazione dal mondo e dagli altri così come è.

Più ci penso, più li adoro, ma non so quanto staranno simpatici al resto del mondo.


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