martedì 19 gennaio 2016

Dematerializzazione

Sto ancora piangendo David Bowie, sto ancora elaborando il suo passaggio verso l'Olimpo.

E ora è morto anche Ettore Scola.
Il suo film La Famiglia era uno dei miei topoi, una delle mie componenti interiori.
La sua Famiglia mi aveva ricordato (o forse, meglio, creato nostalgia nell'ideale de) la mia tanto puntualmente, che nello scorrere del tempo penso di aver finito per confonderle, di aver adottato i suoi personaggi e creduto di aver vissuto negli stessi luoghi della rappresentazione, anziché del ricordo.
La Famiglia di Ettore Scola era parte di me.
Anche La Terrazza era lì, aggrovigliata nelle mie sinapsi come una conchiglia in una rete per sempre in fondo al mare, incoerentemente ma nitidamente in compagnia degli editoriali di Oreste Del Buono di Linus e i film di Fantozzi che mi immalinconivano da piccola.

In pochi giorni ho visto morire un altro autore di una parte che io ho sempre identificato come essenziale e costituente me stessa.

Mi sento come se camminando in un paesaggio astratto io mi stessi scomponendo in forme primarie e le stessi perdendo in pezzi per strada.

Mi sento come se mi stessi dematerializzando.

Robert Smith sta bene, vero? E' una fortuna che non ci frequentiamo di persona, perché in questo periodo potrei diventare molto apprensiva nei suoi confronti.

Eppure quello che mi hanno lasciato queste persone è ancora con me: sono io.

Sto elaborando, ma il primo pensiero che ho avuto è stato che questo è il segno del tempo.
Loro mi hanno dato facendo di me ciò che sono: pur facendolo da anni per ruolo e circostanze, è il momento che io consideri con nuova consapevolezza ed impegno costante la funzione di dare a mia volta, di ritrasmettere, e pur nel mio piccolo e nel quotidiano, poter essere una Storia a beneficio di altri.

C'è forse un modo migliore per onorare chi c'è stato prima e ti ha donato tanto?

Nessun commento:

Posta un commento