martedì 8 luglio 2014

La Pace e la Luce

"Ma perché non ve lo portate con voi, nella luce?" 
"Non ha meritato la luce, ha meritato la pace"

Michail Bulgakov, Il Maestro e Margherita


Torno a casa attraversando un bellissimo parco condominiale dove sotto gli alberi ad alto fusto alcuni giovani merli saltellano sui prati verdi perfettamente tenuti.
Nel resto del norditalia si stanno scatenando tuoni fulmini e saette, con picchi creativi come trombe d'aria, grandine ed inondazioni, ma non qui: che ci crediate o no, qui c'è il sole.
Però con una temperatura fresca gradevolissima.

Arrivo al mio appartamento all'ultimo piano, apro le finestre sul mio terrazzo pieno di piante.
A casa c'è mio figlio maggiore: evoluto, affettuoso, educato, già laureato in psicologia, sta studiando per specializzarsi. Le mie tre gatte mi vengono incontro per salutarmi, placide e carezzevoli.

Dopo tanti traslochi, ho arredato questa casa esattamente come avevo in mente e mi siedo nel salotto, decisamente confortevole, davanti al mio portatile.
Relax. Sono un po' stanca. Da qualche settimana sto facendo al lavoro delle attività piuttosto impegnative che mi assorbono, però tutto sommato ne sono soddisfatta. Ho un lavoro solido e svolgo mansioni che trovo stimolanti. Conosco la maggior parte dei miei colleghi da tanto tempo, li stimo, e il clima è ottimo.
Più tardi arriverà mio marito: fra un'oretta potrei mettermi a preparare la cena, ma so già che se non avessi voglia, mi basterebbe chiederglielo per farci portare qualsiasi cosa di reperibile già pronto.

Ora, vorrei confessare una cosa. La cosa ridicola è che quasi mi vergogno ad ammetterlo.

In questo momento mi sento incredibilmente serena.

Tutta la vita ho detto di essere una persona inquieta. Di non amare la routine, la stabilità, le sicurezze.
Che la coerenza non era il mio forte. Che io sono un'artista. Undivaga. Bohemienne.

Mi sa che è ora che ci dia un taglio.

La verità è che io predico male e razzolo bene.

E' vero che non ho mai avuto paura di eliminare drasticamente le cose che non funzionavano dalla mia vita, ma a guardare bene l'ho sempre fatto per perseguire quello che ritenevo il meglio. E per questo, ho sempre lottato con tutte le mie forze, senza esitazioni. Soprattutto contro me stessa.

Perché oltretutto (altra dolorosissima ammissione) pur nella mia guasconeria (anch'essa dettata dalla vanità), ho e ho avuto fifa di scegliere e cambiare come qualsiasi essere umano, e non conosco nessuno più bravo di me ad autosabotarsi. Io sotto stress posso sviluppare una capacità distruttiva formidabile. Posso prendere l'ineffabile saggezza che ho appreso dai libri, rigirarla e all'occorrenza trasformarla in veleno puro, o meglio in napalm, che spargo per ettari intorno in una situazione esistenziale. 
Però per fortuna, la stessa tenacia quasi surreale riesco poi ad applicarla nel verso giusto, se motivata.

Ho fatto scelte correndo rischi apparentemente assurdi, ma guarda caso sempre verso situazioni migliori.
Verso la cosa migliore in assoluto che mi sia capitata nella vita, ovvero la maternità; verso persone ottime che mi hanno amata moltissimo; verso lavori ed esperienze che mi hanno dato tanto.

Chi mi conosce lo sa: ho compiuto gesti azzardati, ma guarda caso sempre in fuga da situazioni negative.

Allora forse è ora, alla mia tenera età, di deporre la vanità di certi miti adolescenziali e fare un doveroso distinguo. Il mio schifo per la stabilità, credo fosse per le situazioni che mi facevano stabilmente schifo.

Ho sbagliato per anni nel confondere questo senso di ripulsa verso realtà che non mi soddisfacevano per una ripulsa cronica. Negli anni, un bravo pilota dovrebbe imparare a governare l'abbrivio e fermarsi dove e quando vuole. E lì sostare, seppur sempre con gli occhi aperti, pronto a ripartire quando lo desidera.

La fuga perpetua non è un errore inferiore all'eterna stasi.

Le persone smaniose, ipercritiche, ansiose non vivono meglio degli statici, dei rassegnati, dei passivi. E spesso rischiano di passare da un eccesso all'altro, disperdendo le proprie energie giorno per giorno.

Ultimamente ho capito questo: il benessere quotidiano che ho passato la maggior parte della mia vita a vituperare, conta. Conta per raccogliere energie. Conta per acquistare serenità. Conta per poter essere lucidi. E con energia, serenità, lucidità, poter comprendere i veri passi successivi da intraprendere per salire di livello, e forse anche per sgombrare il terreno per quel cammino.

La Pace non è l'antitesi della Luce: può essere uno stato necessario per arrivarci.

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